lunedì 30 maggio 2011

Il muro e le mani

Aspettavamo in tanti questo giorno. Non mi va di parlare di italica politica, quasi mai. E non sono certo un sostenitore entusiasta di questa opposizione. Credo che il dibattito da affrontare sia più profondo, che colui che ci sta governando da vent'anni sia solo l'apice della crisi strutturale di un sistema e che questa Penisola sia solo l'avanguardia di questo processo. Però vedere questa ciurma da tribunale di 10 punti sotto a Milano e di svariati punti sotto a Napoli, qualche piccola soddisfazione me l'ha data. Io credo (e incrocio tutte le dita che ho) che il Berlusconismo stia svolgendo a termine. Credo però anche, che senza un'analisi seria e profonda delle strutture di potere che l'hanno consolidato, dei modelli culturali sul quale è proliferato, della tipologia di dibattito che ha introdotto, delle strutture di contropotere che ha creato e delle mutazioni antropologiche che ha innescato, non si andrà molto lontano. Per dirla alla Gobetti, Berlusconi è stato (ed è tuttora) l' "autobiografia della nazione" degli ultimi venti anni e forse non solo. Non è il primo brutto ritratto che ci è toccato contemplare, e se non cominciamo a guardarci bene in faccia, temo che non sarà nemmeno l'ultimo. Rischiamo piuttosto di trovarci come il bambino della splendida canzone di De Gregori qui sotto, a guardare il muro e guardarci le mani. Stanotte però mi godo l'aria di maggio alla finestra, accendo una sigaretta e mi rallegro dei gatti e delle voci che si inseguono qui intorno. Stanotte mi addormento forse un pò più leggero. 'Notte.

mercoledì 25 maggio 2011

L.

I'd like to read
one of the poems
that drove me into poetry
I can't remember one line
or where to look

The same thing
happened with money
girls and late evenings of talk

Where are the poems
that led me away
from everything I loved

to stand here
naked with the thought of finding thee




Vorrei leggere
una di quelle poesie
che mi fecero diventare poeta
Ma non ne ricordo un solo verso
nè so dove cercare

Stessa cosa col denaro
le ragazze e le lunghe serate
di conversazioni

Ma dove finite le poesie
che mi hanno allontanato
da tutto ciò che amavo

depositandomi qui
nudo con l'ossessione di cercarti

(Leonard Cohen "L'energia degli schiavi")

lunedì 23 maggio 2011

Distanza

Da dove quella luce sia filtrata non lo saprai mai. Ci sono le tue scarpe slacciate per terra. C'è qualche libro socchiuso. Ci sono le tue mani. Qualcosa che arriva come una coltellata, non altro. La tua testa appoggiata a un finestrino, intere colazioni di mandorle e ortiche, tutto in quella distanza. Piazze, strade, bar, pioggia, sole, poi ci sei tu, nudo. Quando se ne va, guardi ancora in quegli occhi. Non ci sei più. Quello che hai visto non è mai esistito, lo sai. Ti ha disegnato come sa farlo solo una bugia. A volte non c'è nulla di più vero di una bugia. Ci si incarna per pochi istanti, ti dici. Rimane solo il mattino di luce acceante dove devi camminare. Rimane un vicolo, i panni stesi, la vecchia zingara all'angolo. Le dai tutti gli spicci che hai in tasca, accendi una sigaretta. Allora puoi solo voltarti e scivolare lontano dalle labbra e dalle gambe dove ti eri nascosto. Dallo specchio dal quale non sorriderai più.