lunedì 23 maggio 2011

Distanza

Da dove quella luce sia filtrata non lo saprai mai. Ci sono le tue scarpe slacciate per terra. C'è qualche libro socchiuso. Ci sono le tue mani. Qualcosa che arriva come una coltellata, non altro. La tua testa appoggiata a un finestrino, intere colazioni di mandorle e ortiche, tutto in quella distanza. Piazze, strade, bar, pioggia, sole, poi ci sei tu, nudo. Quando se ne va, guardi ancora in quegli occhi. Non ci sei più. Quello che hai visto non è mai esistito, lo sai. Ti ha disegnato come sa farlo solo una bugia. A volte non c'è nulla di più vero di una bugia. Ci si incarna per pochi istanti, ti dici. Rimane solo il mattino di luce acceante dove devi camminare. Rimane un vicolo, i panni stesi, la vecchia zingara all'angolo. Le dai tutti gli spicci che hai in tasca, accendi una sigaretta. Allora puoi solo voltarti e scivolare lontano dalle labbra e dalle gambe dove ti eri nascosto. Dallo specchio dal quale non sorriderai più.

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