lunedì 30 maggio 2011

Il muro e le mani

Aspettavamo in tanti questo giorno. Non mi va di parlare di italica politica, quasi mai. E non sono certo un sostenitore entusiasta di questa opposizione. Credo che il dibattito da affrontare sia più profondo, che colui che ci sta governando da vent'anni sia solo l'apice della crisi strutturale di un sistema e che questa Penisola sia solo l'avanguardia di questo processo. Però vedere questa ciurma da tribunale di 10 punti sotto a Milano e di svariati punti sotto a Napoli, qualche piccola soddisfazione me l'ha data. Io credo (e incrocio tutte le dita che ho) che il Berlusconismo stia svolgendo a termine. Credo però anche, che senza un'analisi seria e profonda delle strutture di potere che l'hanno consolidato, dei modelli culturali sul quale è proliferato, della tipologia di dibattito che ha introdotto, delle strutture di contropotere che ha creato e delle mutazioni antropologiche che ha innescato, non si andrà molto lontano. Per dirla alla Gobetti, Berlusconi è stato (ed è tuttora) l' "autobiografia della nazione" degli ultimi venti anni e forse non solo. Non è il primo brutto ritratto che ci è toccato contemplare, e se non cominciamo a guardarci bene in faccia, temo che non sarà nemmeno l'ultimo. Rischiamo piuttosto di trovarci come il bambino della splendida canzone di De Gregori qui sotto, a guardare il muro e guardarci le mani. Stanotte però mi godo l'aria di maggio alla finestra, accendo una sigaretta e mi rallegro dei gatti e delle voci che si inseguono qui intorno. Stanotte mi addormento forse un pò più leggero. 'Notte.

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